Descrizione
Estate 1924: il giovane Willo Welzenbach e il più anziano Fritz Rigele salgono la temibile parete nord-ovest della Großes Wiesbachhorn "…ancora vergine a causa della tremenda ripidezza e dei suoi strapiombi di ghiaccio, una muraglia inviolata che aveva fino ad allora respinto ogni tentativo". Per la prima volta nella storia dell’alpinismo viene fatto uso di chiodi da ghiaccio. L’inclinazione del rigonfiamento cui la parete deve molto della sua fama è stimata dai salitori sui 75/80 gradi. La fascia al giorno d’oggi è molto ridotta, con una pendenza non superiore ai 55 gradi e la parete, tra rocce rotte e larghi crepacci, sempre più raramente percorsa e solo fino a tarda primavera. Piramide isolata ed imponente, salita da non sottovalutare, a tratti ripida ed esposta; indescrivibile vista su gran parte delle vette e dei gruppi montuosi degli Alti Tauri