Descrizione
L’eremo dei santi Benigno e Caro, sospeso ad 800 metri di quota sul versante lacustre del Monte Baldo, ha sempre richiamato la devozione popolare, ma anche la curiosità di artisti e scrittori, attratti dalla bellezza dei luoghi e dalle tante voci dei miracoli che i due santi avrebbero operato.
Il pittore inglese Edward Theodore Compton visitò l’eremo agli inizi del Novecento e dipinse, sil sentiero tra Cassone e l’eremo, un celebre acquerello raffigurante il Capitello della Merla, legato ad un episodio della vita dei due santi eremiti e ripreso anche dal poeta veronese Berto Barbarani, che così ne scrisse in occasione della sua visita all’eremo nel 1926:
Racconta il Della Corte nella – sua "Historia di Verona" (Libro IV, Tomo1) che dovendo Re Pipino, per incarico di Carlo Magno, entrare in guerra coi Veneziani, deliberò prima di partirsene e forse per scongiuro, di far trasportare il corpo di San Zeno, patrono di Verona, nella chiesa che per lui era stata condotta a termine. Ora avvenne che quando si trattò di levare il corpo, questo pareva inchiodato al suolo e non fu possibile smuoverlo. Miracolo! Come fare? Una vecchia indovina suggerì al Vescovo di chiamare i due santi eremiti Benigno e Caro, che vivevano in stretta astinenza sui monti di Malcesine. Il diavolo "per ispaventarli dal venire a far così degna opera, più volte in forma di merla si presentò loro, giù per il monte studiando col batter delle ali e col rauco stridor di voce, dimostrare che questa loro andata avrebbe portato grandissimi danni generali". L’eremita Benigno, che aveva mangiato la foglia, intimò alla merla di fermarsi a mezzo monte e quella si fermò. Li eremiti giunti indisturbati in città, con due sole dita traslarono il corpo nella chiesa, poi tornarono alla spelonca, e si soffermarono sul luogo dove Benigno aveva intimato alla merla di fermarsi, per liberarla dall’incantesimo. Ma questa, era già morta di fame. "Certamente mormorò Benigno, di vita e di perdono e non di morte era degno tanto uccello!" E digiunò quaranta giorni! Per commemorare tale fatto, venne eretto sul luogo un capitello sormontato da una merla di rame, che poi fu trasportata nella chiesa di San Zeno a Malcesine.
All’inizio della nostra escursione non mancheremo di visitare, poco a monte di Sommavilla, il celebre “balòt tacà via”, un curioso grosso masso perfettamente incastrato a metà altezza tra le strette pareti della Valle del Torrente.
Dettagli gita
10/04/2011
Escursionistica
da Cassone, frazione di Malcesine.
Alessandro Brutti e Fabio Veronese.
E (Escursionistica)
ore 5,30; m 800